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Essere mamma e’ una condizione mentale

Quando hai il pancione, non pensi ad altro: soltanto al tuo frugolo che sta li’ pacioso pacioso fino al momento in cui lo conoscerai di persona. Da una parte non vedi l’ora, ti chiedi se sta bene, se e’ normale al cento per cento, se ha qualche rara malattia non rilevabile in gravidanza e se sara’ un piccolo ufo o un animalesco essere selvaggio; dall’altra lo terresti un altro secolo dentro di te, un po’ per proteggerlo, un po’ per rinviare il momento del parto, un po’ per non affrontare il rito di passaggio e il nuovo status morale e sociale dell’essere mamma.
Quando poi il fatidico momento si avvicina, ed in meno di 24 ore te lo ritrovi tra le braccia, sei totalmente ed immancabilmente imbambolata di fronte a quella meraviglia della natura. Questo stato di “imbambolamento”, o innamoramento che dir si voglia, dura per tanto tanto tempo. Almeno fino a quando, per lavoro o per altri motivi, non sei costretta a lasciarlo a qualcuno (nonni, baby-sitter o asilo nido) per qualche ora o qualche giorno alla settimana. E il distacco, allora, e’ una sofferenza. Fisica, direi. Ma l’imbambolamento continua. E piano piano, inconsapevolmente, insieme alle nottate insonni, alla fatica dell’accudimento (perche’, ammettiamolo, e’ bello, ma e’ una faticaccia!), alla necessita’ del dover essere sempre (dico, SEMPRE!: se sei soltanto stanca, se stai male o se sei moribonda, non importa) scattante e pronta ad ogni richiesta, entri in una sorta di condizione mentale dell’essere mamma dalla quale fai una fatica del diavolo ad uscire. 
Mammadesign inizia soltanto adesso, come l’essersi improvvisamente risvegliata da un lungo sonno. Quel bisogno che hai di ritrovare te stessa, i tuoi interessi, la tua liberta’, la tua  identita’, che e’ passata da un qualcosa che era e che non e’ piu’, perche’ a quella si e’ aggiunta la forte e pressante condizione della mammitudine, ritornano a galla, inaspettati e travolgenti.
Forse questo blog e’ nato da questo.

Ma vuoi la difficolta’ dell’essere sola in una citta’ straniera, senza aiuti o appoggi di alcun genere (ne’ di familiari, ne’ di amici), vuoi il momento della tua vita in cui ti sei trasferita (Mammadesign e’ rimasta incinta prima di subito, senza avere nemmeno il tempo di pensare, ne’ di trovare ne’ un lavoro, ne’ di farsi nuove amicizie), vuoi l’isolamento in cui ti sei trovata proprio in conseguenza di questo trasferimento, vuoi infine lo stato mentale post-partum (un baby blues protratto nel tempo, che Mammadesign non ha ancora capito se e’ stato qualcosa di piu’ o meno), la situazione si e’ ritorta su se’ stessa.
Finche’ non ha deciso che ci voleva una baby-sitter, una Mary Poppins della situazione, italiana possibilmente, per far sentire a casa la sua piccola. Ma quando ha iniziato a fare qualche colloquio si e’ trovata di fronte uno stuolo di persone alle quali mai avrebbe lasciato il suo piccolo essere indifeso. Solo una ne ha trovata, affidabile, in gamba, con cui anche Micro si e’ trovata subito bene. In gamba, dicevo, forse troppo: raramente, infatti, la trova libera.
Urge un ampliamento del parco baby-sitter (che ricordo, tra l’altro, non sono gratuite come i nonni o il parentame vario). Ma urge.
Puoi trovare la baby-sitter che vuoi qui a Londra, la citta’ e’ piena di ragazze che vengono dall’estero e non vedono l’ora di tirare su qualche soldino con il babysitteraggio. Lo faceva anche Mammadesign, quando era giovincella. Anche all’improvviso, anche prima di subito. Ma com’e’ che Mammadesign non si sente di chiamare una sconosciuta? 
E’ quello, e’ la condizione mentale dell’essere mamma di cui parlavo prima: vuoi sentirti sicura che chi ti sostituisce fa il lavoro quasi come lo faresti tu. O che tua figlia stia con qualcuno che conosce e non si senta sperduta. Non facile, no.
Ci vuole, allora, organizzazione. Dato che la tua mammita’ e’ diventata intrinseca, dato che non puoi tornare ad essere quella di prima, perche’ e’ proprio la tua identita’ ad essere cambiata, dato che pero’, nello stesso tempo, senti lo stomaco che si contorce ed il sangue che ti ribolle perche’ vuoi ritrovare quella parte di te che hai lasciato indietro, l’unico modo per affrontare la condizione mentale dell’essere mamma e’ l’organizzazione.
Parte oggi, dunque, la mia campagna organizzativa. So che Mary Poppins, tuttavia, e’ disponibile soltanto a tempo pieno, e dunque sara’ una lunga ricerca. Eppure me lo devo. Nel frattempo, qualche occasione andra’ perduta, qualche difficolta’ scavalcata alla meno peggio, qualche divertimento inevitabilmente lasciato da parte.
Ma ora basta.
Mi piacerebbe tanto sapere se sono l’unica mamma al mondo che si sente cosi’ maledettamente responsabile…..
Le inglesi, sicuramente, sono piu’ rilassate.

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13 Comments
  • Fabi

    23 Settembre 2011 at 21:20 Rispondi

    Siamo in due mia cara, alle volte penso che sia arrivato il momento di riprendere a lavorare ma poi, il pensiero di non aver nonni disponibili a guardarmi i bimbi e quello ancor più terrificante di lasciarli ad una sconosciuta che non è me e di conseguenza non è la loro mamma mi fa desistere…no, credo che non mi cercherò più lavoro perchè ormai l’unico lavoro che voglio fare è quello della mamma…e sono felice!

  • Mammadesign

    23 Settembre 2011 at 22:45 Rispondi

    Fabi, mi consola sentirtelo dire! E poi… sono felice se tu sei felice! 🙂

  • Stefania

    24 Settembre 2011 at 11:40 Rispondi

    No, io di fare la mamma a tempo pieno non ce l’avrei proprio fatta. Ho lasciato i bambini prima al nido e ora il grandicello (ha tre mesi meno della Micro) alla materna. L’impegno economico è durissimo, ma il mia testa non avrebbe retto.
    Io mi sento costantemente come dici tu, RESPONSABILE, e, lavorando in proprio, pure doppiamonte responsabile, anche se il lavoro è nulla a confronto della gestione di due marmocchietti!

  • pinkmommy

    24 Settembre 2011 at 12:42 Rispondi

    oggi gnomo è dal padre, e neanche un’ora fa MrBig mi ha fatto notare che “ma alla fine tu non ti fidi a lasciare gnomo a nessuno, in realtà non sei mai completamente tranquilla”…ti capisco, oh se ti capisco!

  • Mammadesign

    24 Settembre 2011 at 17:41 Rispondi

    @Stefania: Si, e’ proprio la testa a non reggere ad un certo punto….(almeno la mia). Mi piacerebbe pensarla come Fabi, ma e’ piu’ forte di me!
    @Pink: Eppure gnometto e’ anche piu’ grandicello della mia Micro…. Allora e’ vero che una mamma non stacca mai! 😀

  • Mammadesign

    24 Settembre 2011 at 17:42 Rispondi

    P.S. Ma nessuna di voi e’ al Momcamp?

  • destinazioneestero

    24 Settembre 2011 at 18:14 Rispondi

    Staccare fa bene! Io però dopo aver staccato ho deciso di fare la mamma a tempo pieno! Ed è il periodo più felice della mia vita!

  • Adry

    25 Settembre 2011 at 22:47 Rispondi

    Io se potessi farei la mamma a tempo pieno, ma economicamente non possiamo. Inoltre ho deciso di “farmi violenza” e lasciare Giulia ai nonni quando c’è necessità, o quando abbiamo voglia di stare soli. Il lavoro mi aiuta a staccare dalla mia condizione di mammità, e credo che sia un toccasana per la mia salute mentale…e non è che io ami particolarmente il mio lavoro. Baci

  • tri mamma

    26 Settembre 2011 at 11:02 Rispondi

    Per fortuna non ho mai avuto necessità di cercare una babysitter (sono mamma full-time oltre ad abitare sopra i nonni) ma anch’io avrei avuto gli stessi dubbi tuoi! Ma, non esistono strutture come gli asili in inghilterra?

  • Mammadesign

    26 Settembre 2011 at 15:29 Rispondi

    @Destinazioneestero: sono felice per te!
    @Adry: Santi nonni…se li avessi qua vicini! Ecco, infatti, e’ proprio di salute mentale che parlo….!
    @Tri: Gli asili esistono e lei ci va ampiamente da quando aveva un anno, ma il mio problema nasce dalle 17 in poi, quando (ogni tanto) vorrei tirare il fiato possibilmente con mio marito….. Succede solo un paio di volte l’anno, quando i nonni sono qua, per l’appunto…..

  • tri mamma

    26 Settembre 2011 at 19:18 Rispondi

    ops, sorry! non avevo capito!
    Una mia amica, maestra d’asilo, prima di sposarsi lavorava qualche ora o qualche sera come baby-sitter. Prova a partire da quest’ambiente. Magari hanno agganci più “affidabili”.

  • Rossella - Casa Lellella

    26 Settembre 2011 at 22:48 Rispondi

    no! non potrei mai stare senza il mio lavoro…

    certo magari preferirei una maggiore conciliazione tra i tempi, ma senza lavoro no.
    e non penso di essere egoista.

  • A Prova di Mamma

    27 Settembre 2011 at 13:19 Rispondi

    le inglesi tirano su pessimi figli, che si ubriacano ad ogni piè sospinto, fosse solo per togliersi di dosso quella falsa politeness in cui sono stati inzuppati fin dal primo giorno (per poi ricascarci a piè pari passati i 35). Micro non sarà così, sarà una bambina “vera”, con uno sfacciato ma sincero tocco mediterraneo, anche grazie ai sacrifici che stai facendo (tu direttamente, o per trovare un degno alter-ego).

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