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Half term d’autunno

In Inghilterra, come in molti altri paesi d’Europa che stanno al Nord delle Alpi, le scuole hanno vacanze molto piu’ diluite che non in Italia. In estate solo 6 settimane, contro i nostri 3 mesi (giugno-settembre). Per la gioia dei genitori che lavorano. Poi Natale e Pasqua, come d’uopo (un paio di settimane, solitamente). E una settimana di chiusura della scuola per term. Cosa significa? Significa che l’anno scolastico inglese si divide in tre term (autunno, primavera, estate), e che per ognuno c’e’ una settimana di vacanza. 
Un calendario molto piu’ umano di quello italiano, in realta’, sia per i bambini che per i genitori.

Ebbene, la settimana di half term d’autunno si e’ appena conclusa, qui da noi.

Invece di scappare in Italia quest’anno abbiamo avuto la visita delle cuginette da Parigi. Cosi’ il nostro half term e’ stato un ennesimo giro turistico per le strade ed i quartieri londinesi. Ed e’ sempre piacevole, per la verita’. Perche’ Londra cambia cosi’ rapidamente ed e’ cosi’ piena di eventi, mostre e novita’ che anche se torni negli stessi luoghi e’ come se li vedessi per la prima volta. Senza contare il fatto che in certi posti ci torneresti anche cento volte senza fiatare.


Ieri le cuginette sono tornate a Parigi.
Il Macro-economista e’ lontano, ha pensato bene di volare oltreoceano per scampare all’allegra baraonda.
Nonna Giogio, che era venuta a dare man forte a Mammadesign per half term si fermera’ a Londra ancora una settimana. Questa volta il suo cuore e’ al sicuro, per fortuna, dopo l’operazione dell’anno scorso; e nessuno ha piu’ voglia di fare altre visite al pronto soccorso, che se penso a quello che ho passato negli  A&E londinesi mi viene il magone.

Micro: “Mamma, ora chi viene a trovarci?” (abbiamo avuto recentemente Grossmama e Grosspapa, la cugina Mandorlina da Torino, poi nonna Giogio, ed infine le cuginette francesi)
Mammadesign: “Mmmmmhhh…. ora pausa fino a Natale, poi andremo tutti insieme a Forenze!”
Micro: “Mamma, c’ho un’idea: io voglio che la Prozia viene qui a casa nostra a Londra. Eh? Chiediamo se viene?”

Insomma, lei ama la confusione e la compagnia.

E Mammadesign?

Mammadesign ha bisogno di una pausa.

Che mentre il Macro-economista pensa alla sua carriera e al raggiungimento dei propri sogni, Mammadesign sente che ne ha fin sopra i capelli. Non delle visite e degli amici che (per fortuna) la vengono a trovare a Londra. Ma di mettere sempre le persone che ama davanti a se’: il Macro-economista, la Micro figlia (ma questo e’ normale), la famiglia, gli amici, i doveri quotidiani, le cose sulle spalle, insomma. Ha una voglia tremenda, come l’anno passato d’altronde, di ributtarsi nella vita e nel lavoro, di ridefinirsi indipendentemente dalla famiglia, di non dover stare sempre dietro alle scelte altrui e ai doveri conseguenti alla sua scelta di vita.
C’e’ stato l’arrivo a Londra, c’e’ stata la gravidanza, c’e’ stata la bambina piccola, c’e’ stato il baby blues (e devo ancora capire se era depressione o meno, ma forse ce l’ho sempre avuta e non lo sapevo), c’e’ stata la solitudine, c’e’ stato un trasloco, c’e’ stata la crisi economica mondiale, c’e’ stata la crisi d’identita’, c’e’ stata la nascita di un blog, di un gruppo facebook che sta avendo un ottimo riscontro, e poi di un altro; c’e’ stata una nuova scuola, questa volta vicina a casa, che ha portato nuova linfa vitale alla stanchezza mentale di Mammadesign e una facilita’ gestionale quotidiana notevolmente maggiore; c’e’ stata la ripresa mentale, l’uscita dalla solitudine, lo sviluppo di nuovi progetti lavorativi, di nuove collaborazioni, un nuovo entusiasmo e tanta voglia di fare e di riappropriarsi della propria vita.
E c’e’ anche un Macro-economista troppo attivo e testardo, che quando la tua vita inizia a rodare,  arriva a sconvolgerti i piani appena fatti perche’ pensa di fare la cosa giusta per tutti. E Mammadesign non ci capisce di nuovo piu’ nulla, e continua a camminare sul filo del rasoio come ha fatto tutta la vita, facendo scelte che non vorrebbe fare, per amore, sempre e soltanto per Amore. 
E si chiede se sia la cosa giusta per se’ stessa.
Perche’ una Mammadesign c’e’, dietro al Macro-economista e alla Micro-figlia.
Questa Mammadesign, questa nuova, appena nata, appena cresciuta, appena divenuta persona, questa che due anni fa ha intrapreso un nuovo percorso di ridefinizione, questa che e’ diventata moglie, mamma, persona, blogger oltre che architetto, ha bisogno di un suo posto nel mondo. Soprattutto, in un mondo che sia il suo, non in quello che altri pensano possa essere il suo. 

Forse e’ l’eterno dilemma della moglie che rinuncia alla propria definizione attraverso il lavoro per la famiglia, forse e’ un problema antico, forse e’ un’incomprensione di fondo tra uomo e donna. O, forse, soltanto il divario culturale Italia-Germania. Che quello mica se ne va.

Al Macro-economista: se ti dovesse capitare di leggere queste righe (che tanto, lo so, solo quando sei lontano lo fai – forse), perdonami per non averti accennato nulla per telefono. 
Ma tanto tu gia’ lo sai.

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19 Comments
  • Cristina

    5 Novembre 2012 at 9:26 Rispondi

    Ieri sera facevo pensieri simili a questi.. Sarà la pioggia battente, sarà anche per me la stanchezza.. Leggerti però mi ha fatto bene, mi ha fatto sentire meno sola con i miei pensieri…

  • supermamma

    5 Novembre 2012 at 9:46 Rispondi

    mi piacerebbe tanto venire a trovarti sai che non sono mai stata in Inghilterra? … chissà prima o poi … un bacione

    • Mammadesign

      5 Novembre 2012 at 12:44 Rispondi

      Ti aspetto!
      La verde Inghilterra e’ da vedere, assolutamente. 🙂

  • silvia ceriegi

    5 Novembre 2012 at 9:53 Rispondi

    hai ragione Dalia! avere il proprio posto nel mondo nonostante la famiglia è difficile. e a volte pare che i mariti ti remino contro. dobbiamo resistere e far diventare il nostro orticello un bel campo… in bocca al lupo!! Silvia

    • Mammadesign

      5 Novembre 2012 at 12:46 Rispondi

      Crepi il lupo!
      Hai detto bene. Ma non si dovrebbe essere in due a fare le scelte?
      Coltivero’ il mio campo, nonostante le difficolta’.

  • Lallabel

    5 Novembre 2012 at 10:31 Rispondi

    Non ho mai vissuto questa situazione, ma mi sento di darti un consiglio.. non tenere tutto dentro ma parla con tuo marito. La cosa peggiore sono le incomprensioni nate da cose non dette.
    Se non ci apriamo e se non parliemo apertamente, gli uomini non capiscono! E’ inutile sperarci.. non ci capiscono. Tocca anoi parlare, davvero, parla e apriti con tuo marito, sono sicura che quando capirà in toto come ti senti troverete un punto d’incontro per essere felici entrambi. Ne hai pieno diritto!

    • Mammadesign

      5 Novembre 2012 at 12:50 Rispondi

      Ti ringrazio, Lallabel, per le tue parole.
      No, comunque non sono la persona che sta zitta, non ne sono capace. Parlo eccome, non posso tenermi tutto dentro!
      E credo che il macroeconomista sia perfettamente consapevole di tutto.
      Cerco solo di evitare di diventare troppo pesante, se posso. Ma mi fa male lo stesso.

  • smilemamysmile

    5 Novembre 2012 at 11:07 Rispondi

    Condivido cosa scrive Lallabel. anche io spero sempre nell’intuizione maschile, forse per paura che piu’ che parlare, mi lamenterei, ma l’intuizione non e’ una caratteristica prettamente maschile. Loro sono basic: ascoltano toccano vedono annusano assaporano.Il resto e’ il nulla.
    Parlamone con loro, a costo di essere noiose e petulanti.
    Mio marito, mi sta spingendo per tornare al lavoro, magari si dimentica ogni tanto che ho tre bimbi, di cui uno di 3 mesi e mezzo…non che mi dispiacerebbe, ma con i giusti tempi, no?

    • Mammadesign

      5 Novembre 2012 at 13:00 Rispondi

      A volte non capiscono nemmeno le parole, pensa te….
      Sono sicura che tuo marito ha i suoi motivi per spingerti a tornare a lavorare. E’ la stessa cosa che ha fatto il macroeconomista, quando Micro aveva soli tre mesi ed io ero una neomamma appena nata in un paese straniero. Loro purtroppo non si rendono conto. E a poco serve cercare di spiegarglielo….
      Prenditi i tuoi tempi, ma ascolta anche i motivi per cui lui lo fa: e’ il principio base del dialogo in una coppia (e immagino di sapere anche il perche’ lo fa!). Lo farai a suo tempo! un abbraccio

  • MarinaM (Ricette Reali)

    5 Novembre 2012 at 12:08 Rispondi

    coraggio Dalia, ce la puoi fare e ce la devi fare.

    • Mammadesign

      5 Novembre 2012 at 13:04 Rispondi

      Spesso uno si chiede se e’ la strada giusta….

  • ero Lucy

    5 Novembre 2012 at 19:23 Rispondi

    Bello, e mi verrebbe da dirti Si’, sempre la solita storia. Forse in parte c’e’ anche una differenza culturale, chissa’. Pur non sapendo assolutamente nulla di voi come coppia, vi penso spesso sai? Ma qui ritornano antichi ricordi familiari. Che dire. Tieni duro. Ma la piccina e’ sufficientemente grande per ricominciare a fare progetti personali. In bocca al lupo.

    • Mammadesign

      6 Novembre 2012 at 0:50 Rispondi

      Infatti Lucy, sto ricominciando. E crepi il lupo! Non mi manca la voglia, tutt’altro. E Si, e’ sempre la solita storia.

  • Anonymous

    5 Novembre 2012 at 19:24 Rispondi

    L’amore deve essere a due vie, anche lui si deve dare dei limiti per dare spazio a te non esistono solo i suoi desideri. Parlo così perchè ho condotto la stessa battaglia. Se ci tiene alla coppia deve lasciarti respirare la tua aria, non credo alla casalinga realizzata che vive felice della felicità riflessa dei suoi cari punto e basta. Tu devi stare bene come lo sono gli altri, amare troppo a senso unico poi fa sì che gli altri si dimentichino di “sacrificarsi” un pò anche loro per il tuo benessere. E’ una battaglia dolorosa, ma che si deve fare e portare fino in fondo. La tua bimba ha il diritto di vederti realizzata anche fuori dalla famiglia, sarai il suo esempio e le due cose possono assolutamente coesistere senza togliere niente a nessuno, basta un pò di intelligenza di coppia. Ely

    • Mammadesign

      6 Novembre 2012 at 1:16 Rispondi

      Hai ragionissima Ely, l’amore deve essere a due vie, questo tuo commento capita a fagiolo. Ma se lui non e’ contento, a “sacrificare” parte di se’, e lo deve sentire come un peso insormontabile, non e’ mia intenzione chiederglielo. Non mi piace stare con una persona scontenta, o che vuole sempre di piu’ e sempre qualcosa di diverso. Se io voglio sentirmi libera devo lasciare anche a lui la sua liberta’. Compresa quella di fare degli errori.
      E non mi piace vederla come una battaglia…. Ho combattuto per anni, ora sono un po’ stanca. Se l’intelligenza di coppia c’e’, allora ad un certo punto verra’ fuori. Grazie per le tue parole.

    • Anonymous

      7 Novembre 2012 at 20:40 Rispondi

      Sì il termine battaglia forse è troppo 😉 però un confronto molto forte e, almeno per me, doloroso ci sarà per rinascere in un nuovo equilibrio più sano per entrambi(almeno così è stato nel mio caso).
      La soluzione ideale è che quel “sacrificio di sè” non sia visto come un peso, ma come la cosa giusta da fare per avere la giusta armonia all’interno della propria famiglia. Penso che alla fine neanche lui ti voglia scontenta. E’ giusto essere sempre liberi, ognuno poi fa le sue scelte, ma in una famiglia, per me, la parola libertà si ridimensiona…………non dovrebbe essere più totale come lo è quando sei solo, le scelte andrebbero discusse e bisognerebbe perseguire la propria libertà con il rispetto della libertà dell’altro, per amore innanzitutto (che non ti fa sacrificare ma ti fa compiere scelte più giuste rispetto ad altre)…..o mamma mi sto incartando….va beh ti abbraccio e speriamo che impari dagli errori e che tu abbia una santa pazienza per farglielo capire

  • Letizia

    5 Novembre 2012 at 20:06 Rispondi

    Credo che molte donne possono comprenderti senza giudicarti.
    Desiderare il proprio spazio nel mondo è semplicemente “normale”, ma spesso è il mondo a scordarsi che dietro una mamma c’è pur sempre una persona.
    Ti abbraccio!

    P.S. Molto interessante l’organizzazione delle vacanze in Inghilterra. In questo momento, sarei felice se in Italia fosse almeno riconosciuto il diritto al sostegno scolastico, fin dal primo giorno di scuola. Utopia?

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