La macchina da scrivere, questa sconosciuta
Le sale d’attesa degli studi medici svizzeri sono una miniera di scoperte, oltre che vere e proprie ludoteche a disposizione dei clienti.
Arrivi li’, con la tua Micro British Girl e un paio di libri da bambini d’emergenza, giusto nel caso (praticamente impossibile, qui) che siano necessari per passare le lunghe mezz’ore che eri abituata a passare normalmente dal tuo GP a Londra, o dal pediatra italiano. Lí si che la tua borsa straripava di roba: pennarelli e fogli da scarabocchiare, i 325 libri in cartone pesante antistrappo che si portava sempre in giro, pupazzi animaletti e peluche vari, inseparabili compagni di una comunicativa e laboriosa figlia unica.
Qui in Sweetyland arrivi, e prima di sederti ti si apre un mondo.
Oggi abbiamo avuto l’onore di trovare due vecchie Olivetti su un tavolino.
Non funzionanti, per caritá, ma sempre Olivetti erano.
“Macchina da scrivere, si chiama, amore mio. Era dove scrivevamo noi prima che fosse inventato il computer. Guarda, ti faccio vedere come funziona.”
Lei era tranquillamente passata oltre, disinteressata, probabilmente scambiandole per ferraglia da discarica. Io, affascinata dall’odore dell’inchiostro, dal ticchettío meccanico dei tasti, dalla vibrazione provocata dallo scorrere del foglio nel rullo; dal ricordo delle mie prime ricerche scolastiche dattiloscritte, dai primi lavori di trascrizione: QUEL suono, QUELL’odore, QUELLA sensazione. I tasti che si incastravano regolarmente se andavi troppo veloce, la pressione diversa delle lettere sul foglio dattiloscritto, a seconda del tuo coinvolgimento o meno in ció che scrivevi, della tua noia, della tua rabbia o della tua voglia di concludere. Il foglio iniziato che veniva spesso montato storto, o finiva appallottolato nel cestino, se sbagliavi. Il correttore che si vedeva lontano un miglio se ci avevi ri-scritto sopra.
Un altro mondo. Un lasso di tempo di non poco conto.
Due generazioni a confronto.
Io, con gli occhi illuminati dal ricordo, lei con la curiositá di chi scopre una cosa “antica” con la quale si puó anche scrivere. Una cosa che nonostante tutto la annoia dopo mezzo minuto, esattamente dopo aver incastrato ben bene TUTTI i tasti insieme e non essere riuscita a montare il foglio perché il rullo è rotto e non scorre bene. Una cosa che fa perdere un sacco di tempo e che si incanta, insomma. Si incanta, come il tempo che racchiude in sé.
Mi sono sentita improvvisamente antica ed obsoleta.
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