Ho declutterato…Londra!
È stato difficile lasciare Londra, non ne ho mai fatto mistero.
Questo blog è nato a Londra.
Io e mio marito siamo andati insieme a Londra, giovani sposi pieni di speranze che finalmente avevano trovato un posto in cui costruire qualcosa di bello.
Nostra figlia è stata concepita a Londra. Non ci è nata – per una scelta consapevole – ma ci è cresciuta.
Ci siamo cresciuti, tutti e tre.
Ma quelli di Londra sono stati anni “incasinati”, anni che hanno visto un po’ di difficoltà, anni belli ma che hanno messo decisamente sottosopra il nostro mondo a due come solo la nascita di un figlio può fare: ci siamo ritrovati in tre senza avere il tempo di pensare a noi due, insomma.
Non ero ancora arrivata agli ultimi mesi passati a Londra, nel mio decluttering di questo anno un po’ strano.
Ieri, vedendo il caos disseminato per casa dopo una settimana intensa e indaffarata, ho sentito improvvisa la necessità di fare ordine. Non solo pulizia di casa, proprio ordine: negli ambienti, nella testa e nel cuore.
Non che il disordine fosse diventato ingestibile, per carità; era semplicemente quello di una normale famiglia di tre persone rimasta fuori gran parte della settimana che rientrando appoggia giornali, posta, disegni, oggetti e quant’altro nel posto più a portata di mano: uno stuolo di scarpe di diverse misure all’ingresso nelle quali inciampare allegramente; una baraonda di cappotti all’attacapanni che denunciano il cambiamento climatico dell’ultimo mese; la scrivania della piccola sommersa da non si sa che quali produzioni artistiche; la metà del tavolo del soggiorno occupata da fogli, pennarelli, sacchetti, giornali e oggetti vari; il centro del soggiorno simpaticamente disseminato di giochi e [ri]disegni (si, ho una figlia che ama l’arte!), perché si sa, giocare dove tutti si riuniscono è molto più divertente che stare da soli in cameretta. Insomma, per dirla breve, ho sclerato. Quello sclero che prende tutte le madri, immagino, quando la casa esce dal tuo controllo.
Così ho inveito contro mia figlia e mio marito (“porelli”), ognuno intento nelle proprio relax domenicale, chiedendo loro di aiutarmi a fare ordine e soprattutto di mantenerlo quotidianamente. Per loro, per me, per tutti quanti noi.
Mi sono fatta odiare da tutti, ma tant’è.
Ordinaria amministrazione, insomma.
Ieri però, evidentemente, la mia esigenza di decluttering era probabilmente più profonda.
Nonostante ci sia ancora qualche piccolo residuo del trasloco in giro per casa (trasloco che ormai risale a due anni fa, ndr.) e degli incasinatissimi anni in giro per l’Europa che hanno preceduto il nostro arrivo in “Sweetyland” – residui che, con calma e pazienza, quando riesco a trovare il tempo, continuo a sistemare – mi sono improvvisamente ricordata dei nostri anni londinesi.
Ho ancora quello scaffale, nello studio, in cui ho appoggiato tutti i documenti e le informazioni raccolte a Londra nei nostri ultimi mesi lì E NON L’HO ANCORA SISTEMATO DOPO DUE ANNI CHE VIVO IN SVIZZERA!.
Tremito.
Chissà quante cose ormai inutili, accumulate lì per un futuro che ha visto una svolta decisiva due anni fa!
Due anni fa. O_O
Va bene, ho avuto diverse altre cose a cui pensare. Ma questa non è una buona scusa.
Così, ho osato: sono arrivata a declutterare Londra.
E non solo i ricordi, le speranze, i progetti dei primi anni; per quelli c’è già stato l’ultimo anno a darmi man forte abbastanza. Ma le cose più insignificanti: i documenti, le ultime lettere della NHS, del council, le informazioni raccolte per la gestione della vita quotidiana. Fogli apparentemente senza senso ma che mi tenevano lì con la testa e occupavano spazio in casa inutilmente, legati a chissà quale speranza o fantasia o emozione.
Io, adesso, sono qui.
Sono qui perché la vita a volte ti impone scelte inaspettate per portarti avanti e accompagnarti dove devi arrivare senza fartelo sapere.
Sto per affrontare un altro lungo inverno in questo paese.
Ma Londra la tengo stretta nel cuore.
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