Rustico contemporaneo
Torno ora dalle quasi tre settimane di ferie d’autunno in Italia.
Che poi proprio ferie non sono, in realtà. Le definirei più una piacevole pausa dalla routine svizzera, il momento in cui posso tornare un po’ a casa (in Toscana) senza pensare ad altro che a ciò che amo di più: stare con la famiglia, vedere gli amici, godermi la delicatezza delle colline toscane, con i suoi vitigni ordinati e i suoi filari di cipressi, e gli ulivi che raccontano storie secolari. Sentire fortemente quel senso di appartenenza profonda che ti rimane addosso nonostante gli anni vissuti all’estero. Respirare, per un po’. Tornare a te stessa.
Anche quando il tempo non è clemente, la Toscana ti lascia la pace dentro.
Il soggiorno in un agriturismo di Impruneta e l’aria della campagna toscana hanno risvegliato in me, assieme ai ricordi, il gusto per lo stile rustico, per la semplicità, per la tradizione contadina reinterpretata in chiave moderna.
Se vivi e cresci e lavori in un ambiente in cui la storia ha avuto uno dei suoi momenti più fiorenti, il Rinascimanento, ed in cui l’architettura tende alla conservazione del patrimonio così come era ed è stato nei secoli, il tuo primo istinto è o l’amore incondizionato per la tradizione, o il rifiuto totale di quella. La tendenza delle strutture turistiche e ricettive a preservare il classico per attirare il turismo internazionale (che a Firenze arriva prevalentemente per la storia scolpita nel suo tessuto urbano), la pesantezza della storia fiorentina che ha costituito spesso per la città un ostacolo al rinnovamento artistico e culturale, mi hanno spinto inizialmente a rifiutare il modello prevalentemente commerciale a favore di qualcosa di nuovo, fresco e maggiormente stimolante. Se, infatti, nei primi anni lavorativi a Firenze rifiutavo (progettualmente) qualunque cosa richiamasse la tradizione a favore di uno stile contemporaneo ed innovativo, il ritrovarmi da “straniera” in Toscana mi ha riportato a ciò che il turista sensibile e raffinato realmente cerca quaggiù.
Ho improvvisamente percepito il valore della tradizione medioevale e contadina.
Non più soltanto l’atmosfera nobile e ricercata delle residenze del lusso tardo-medioevale, rinascimentale e post-rinascimentale, bensi’ quella semplice della vita reale, intrisa del lavoro dell’uomo, richiamata da un insieme di materiali ed oggetti d’uso semi-lavorati, grezzi, poveri, modesti, volutamente disadorni e piacevolmente genuini.
Ho rivalutato il legno grezzo, il ferro battuto, la iuta, il mattone, la pietra.
Tutti elementi “tradizionali” che hanno però in sé il sapore delle piccole storie di ogni giorno, il calore di umanità operosa e viva, reale, dimenticata eppure presente.
La loro forza, nei miei giorni toscani, è stata martellante, tanto da spingermi ad andare alla ricerca di immagini e progetti vicini ideologicamente a ciò che intendevo sperimentare. Ed è nata una nuova passione (già in nuce da tempo, veramente, e già parzialmente realizzata in un paio di progetti passati): quella per il rustico contemporaneo. L’inserimento di materiali grezzi e semi-lavorati in un contesto contemporaneo e minimalista è un connubio perfetto che scalda ed umanizza il minimalismo di base della mia progettazione.
Vi lascio con qualche esempio trovato su Pinterest, mentre fisso questo momento nella memoria per il futuro.
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