Ad altezza di bimbo: l’ingresso.
Inizio questo tour ad altezza di bimbo all’interno delle nostre case annunciato la settimana scorsa da uno degli ambienti che fanno da filtro tra interno ed esterno: l’ingresso. E con ingresso non mi riferisco solo alla stanza che accoglie il guardaroba ma a tutto quel percorso che va dal cancello esterno fino alla sala d’ingresso vera e propria.
Entrare ed uscire di casa è un atto che fa parte della quotidianità. Salire e scendere le scale, infilare il piumino-la sciarpa-il cappello, togliersi le panotoufles o le calze antiscivolo e mettersi le scarpe, allacciarsi le stringhe, scendere o salire le scale: sono tutti gesti che i nostri piccoli possono fare da soli, per arrivare all’autonomia ed acquisire senza sforzo quelle “buone abitudini” che accompagnano il comportamento quotidiano.
Ma i nostri ingressi sono dimensionati sull’altezza dell’adulto. Come si devono sentire i bambini quando, ancora insicuri sulle gambe, ad esempio, hanno il desiderio impellente di affrontare una scala ma non sanno dove appoggiarsi? Ovvio che chiedano la mano dell’adulto che lo accompagna. O che si cimentino nella scalata del K2 e nella discesa a quattro arti. Oddio, anche quello è un esercizio paragonabile ad un buon allenamento in palestra, per carità. C’è però il rischio di scivolamento, e la preoccupazione per la loro incolumità; allora li prendiamo in braccio, o porgiamo loro la mano. Ma non è forse meglio lasciarli sperimentare, secondo l’insegnamento montessoriano, esattamente come quando imparano a camminare? O ancora, nel caso in cui decidano di cimentarsi nella scalata, raccolgono tutta la polvere, la terra e la pioggia portata dall’esterno (mi riferisco, ad esempio, ad una scala condominiale o interna alla casa), per la gioia della mamma o di chi deve lavare/pulire/rassettare. Non sarebbe meglio pensare una casa che sia ANCHE a misura di bambino?
C’è un divertente e nello contempo drammatico film di Nanny Loy, uscito nel 1967, intitolato «Il padre di famiglia» in cui i due protagonisti, una coppia di architetti, si sposano con l’impegno di dedicarsi alla difesa della città dagli scempi urbanistici di quegli anni e con l’intento di preservare e creare quartieri verdi e case adatte ai bambini. I due avranno quattro figli, lei rinuncerà al lavoro per seguire personalmente l’educazione dei figli (un’educazione di stampo montessoriano, a quei tempi estremamente “moderna”), ed avranno diverse peripezie e complicanze di coppia. La cosa interessante è che già negli anni Seassanta – in concomitanza con l’uscita dei libri di Maria Montessori e con la diffusione del suo metodo – si parlava di costruire case, città ed appartamenti a misura di bimbo. Cosa è successo nel frattempo? Possibile che ci sia stato bisogno di aspettare il nuovo millennio per adattare gli ambienti ai bambini e non viceversa?
Ma partiamo con il nostro tour.
La scala
La scala è uno degli elementi architettonici a cui gli architetti prestano in genere grande attenzione, per la sua forza scenografica. Situata sia all’interno di una casa o di un condominio, è progettata normalmente per il fruitore adulto. Ad esclusione che negli asili e nelle scuole materne, dove è dimensionata, in genere, per essere fruita dal bambino, in modo che egli possa sperimentare da solo la salita e la discesa senza mettere a repentaglio la propria sicurezza.
Basta veramente poco, in realtà, per la sicurezza del piccolo e per aiutarlo a «fare da sé».
1. Un corrimano posto alla sua altezza.
Il corrimano normalmente viene messo all’altezza dell’anca. Secondo la normativa italiana ad un minimo di 90 cm, con un secondo corrimano ad h. 75 cm (D.M. 236/’89). Questo secondo corrimano più basso è perfetto anche per il bambino, che può in tal modo sorreggersi da solo. È un’ottima usanza prevedere anche questo, sia nelle scale condominiali che in quelle interne, anche se non si tratta di spazi comuni ed anche se non sono necessariamente soggetti alla normativa sulle barriere architettoniche.
2. Scalini antisdrucciolo
Per le scale esterne esistono apposite strisce adesive antiscivolamento da poter applicare sui gradini, mentre per le scale interne può essere utilizzato il classico copriscalini, una striscia di tessuto fissata in qualche modo alla scala. Esteticamente non è il massimo, ma assicura un fondo meno scivoloso ed in grado di attutire l’urto della caduta.
3. Gradini dal profilo arrotondato
La stessa normativa sulle barriere architettoniche (D.M. 236/’89) indica la forma dei gradini, che devono essere a spigoli arrotondati. Se avete bambini in casa, quindi, sconsiglio anche negli interni l’uso, per i gradini della scala, di materiali o rivestimenti “duri” e a spigoli vivi.
4. Lo scivolo
Un’ottima ma dispendiosa soluzione è quella di installare uno scivolo accanto alla scala: il divertimento è assicurato!
L’ingresso
Qualche tempo fa un’amichetta di mia figlia entrò per la prima volta in casa nostra. Si tolse le scarpe (in tutto il Nord Europa è usanza togliere le scarpe appena si entra in casa, o addirittura lasciarle sul pianerottolo fuori dalla porta, per rispetto della casa ospitante), le ripose accanto alla porta, si tolse la giacca e me la porse. Le dissi: «Guarda, puoi appoggiarla qui all’attaccapanni», ma il nostro attacapanni a due altezze era in quel momento troppo carico di cappotti, e gli appendini bassi rimanevano nascosti. Quel giorno iniziai a riflettere su quanto siamo abituati a vestire e svestire i nostri figli senza lasciarli fare da soli, a progere loro le giacche e i berretti, magari per la fretta di uscire o solo per l’abitudine di accudirli. Ho dovuto vederlo su una piccola ospite che non conosceva la casa per rendermi conto dell’importanza di avere uno spazio d’ingresso adeguatamente attrezzato (che peraltro già avevo ma non abbastanza chiaro e ordinato); un ingresso, insomma, che consentisse ai nostri figli ed ai loro piccoli ospiti di essere autonomi nei gesti quotidiani.
Nelle scuole materne e primarie, fuori dalle classi, è ormai consuetudine organizzare gli ingressi con delle panche basse, con appendiabiti posti ad altezza adeguata, e talvolta con una mensola ed una piccola cesta o un appoggio per il berretto, i guanti e la sciarpa.
Nelle fotografie seguenti, alcune best practices.
E in casa? Perché dovrebbe esserci differenza tra l’ingresso di casa e quello di una scuola? Non è forse la casa abitata anche dai nostri figli? Pure loro devono poter riporre cappotto, sciarpe, cappello e scarpe al loro posto, senza necessariamente l’intervento di un adulto. Il bambino è spinto dall’incredibile impulso di sperimentare, fare, muovere, misurare le distanze, imitare i gesti degli adulti. Le azioni quotidiane possono diventare un gioco divertente, un modo per sentirsi “grandi”, momenti importanti di partecipazione alla vita familiare, di complicità, di condivisione, oltre a fornire al piccolo la struttura di base verso la strada dell’ordine e della regolarità.
Ma quali accorgimenti utilizzare per un ingresso a misura di bimbo?
- abbassare l’altezza dei ganci appendiabiti a loro esclusivamente dedicati
- provvedere spazi adeguati per le scarpe
- aggiungere una piccola cesta o mensola per riporre sciarpa, berretto, guanti
- attaccare uno specchio alla loro altezza (o uno lungo per entrambi), in modo che anche loro vi si possano specchiare
Per decidere l’altezza dei ganci appendiabiti fate stare in piedi il bambino con il braccio teso alzato e mettete il gancio dove arriva la sua mano. Il piccolo crescerà ed avrà la consapevolezza di diventare più alto, vedendo il gancio abbassarsi, rendendosi conto di fare meno fatica nell’attaccare il piumino.
Di seguito qualche idea interessante con alcuni tutorial.
Ovviamente sono sempre disponibile ad una consulenza o alla redazione di un progetto di ristrutturazione.
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