Chiamiamole nostalgie

“Mamma, voio andare a Londra…”
“?” (casco dalle nuvole, finora non mi ha dato alcun segno di pensare troppo alla sua vita londinese)
“Mamma, mi manca Miss P. (l’insegnante). E la mia best friend. E quell’altra. Pero’ di piu’ di piu’ Miss P.”

Ho vissuto un cambiamento grosso a 9 anni. A meta’ di un ciclo scolastico, da una citta’ ad un’altra.
Sara’ per questo che vivo male i cambiamenti. Li sento come fratture, rotture, distacchi dolorosi.
Eppure la vita e’ un cambiamento. Continuo. Ed inizia con una separazione, quella del bambino dalla madre, con la nascita ed il taglio del cordone. Un primo, difficile distacco che diventa la sua opportunita’ di vivere.
Distacco.
Vita.
Distacco.
(e di nuovo Vita, per chi crede)

In realta’ i distacchi, le separazioni e i cambiamenti sono molti di piu’ nel corso dell’esistenza. E per ognuno c’e’ un’opportunita’ dietro. Dopo il dolore. Dopo la nostalgia. Dopo la mancanza.

Sara’ che ha gia’ dovuto staccarsi dalla mia ala protettiva, la piccola Micro, andando al Kindrgarten in un posto nuovo e senza capire ne’ parlare la lingua. E se la sta cavando alla grande! Io, pero’, quando  dice cosi’, vivo talmente forte il suo sentimento da sentirmi male. Forse per quella rottura d’origine, chissa’. Forse perche’ non ho ancora realizzato che non si tratta di una frattura ma di continuita’. O forse, soltanto perche’ mi piacerebbe che il dolore, grande o lieve, non esistesse.

Stasera abbiamo cantato le nostre favourite english songs, intanto:

“If you’re happy and you know it
say we are, we are!” (Micro-variazione sul tema)

“May be it’s because I’m a Londoner”

 

“God save the Queen”

E abbiamo riso, come delle matte.
Perche’ e’ la nostra storia.
And because we’re alive.