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Fare ordine (anche nei pensieri). Come lo space clearing ti cambia la vita.

Una volta mi arrabbiavo e basta, all’arrivo di una brutta influenza della Micro British Girl: sapevo già che sarebbe stata una settimana persa e che ne sarei uscita abbrutita da giorni di “casalinghitudine costretta” e incavolata con il sistema sanitario inglese. Perché qualunque attività intellettiva della madre è inibita, all’arrivo dell’influenza. Tra una medicina e l’altra, una carezza, un libro e un fazzoletto bagnato sulla testa, la tua attenzione sta per forza lì, dove giace quel corpicino debole e febbricitante che ti vuole mano nella mano e spesso [anche] un corpo a corpo.

Hai giusto quei dieci-quindici minuti sparsi qua e là, per poter riordinare te stessa, le idee e la casa.
Certamente non hai il tempo di metterti due/tre ore al computer, né la testa per poter fare altri programmi.

Oggi, dopo tante influenze, mi inc… lo stesso riesco a prenderla con più filosofia. 😀

Siamo in “Sweetyland” ormai da un anno e mezzo  (e venendo da Londra è decisamente uno shock culturale).
I primi sei mesi li ho passati dietro ad una figlia che doveva riuscire ad inserirsi nel nuovo ambiente, che doveva prendere familiarità con un paio di lingue nuove (il tedesco e lo svizzero tedesco), ad acquistare mobili da Ikea per la cameretta (che a Londra praticamente non esisteva), a sistemare il nuovo appartamento.
Nella seconda parte dell’anno ho iniziato a riprendere possesso del mio tempo ed iniziato a vedere la faccenda con nuovi occhi.
Poi, in aprile, un viaggio a Londra mi ha ridato la carica – perché tornare nella città che fino a pochi mesi prima era casa tua ti rimette decisamente al mondo.

Comunque.

In giugno il Macroeconomista è andato molto gentilmente a recuperare tutti i miei averi (leggi “scatoloni”) e qualche mobile a Firenze, per poter riunire finalmente la mia vita in un unico punto sul continente ed in cui, per la prima volta nella vita, c’è abbastanza spazio per poterlo fare; ovvero qua. Quelle scatole, a causa di un imprevisto, sono state aperte solo in parte, mentre altre sono rimaste collocate tra casa e garage nell’attesa di tempi migliori.
Lentamente, le apro. E ci trovo di tutto.

Quale occasione migliore di una settimana chiusa in casa con soli dieci minuti a disposizione tra una cosa e l’altra, per aprirle? L’influenza può essere un’occasione.
Almeno, l’ho presa come un’occasione, dopo l’incavolatura.

Ho aperto una scatola sicura che contenesse cose preziose, quella dei ricordi trattenuti.
E mi sono chiesta: “Perché l’ho fatto? Perché ho custodito questa roba in una scatola? Ha senso tenerla ancora?”.
Non mi sono riconosciuta.
Ergo: sto procedendo al decluttering.

Nel frattempo, in questa settimana un po’ sui generis, ho anche finito di leggere un paio di libri.
Buffo come i libri che stai leggendo in un determinato momento, benché di argomenti diversi, sembrino avere una linea comune. E buffo come abbiano tutti un potere chiarificante, senza che te lo aspetti.

 

Karen Kingston e lo space clearing

 

Uno di questi, come ho già accennato qui, è quello di Karen Kingston, ora disponibile anche in italiano. Lei è un’appassionata di feng-shui. Lavora a Londra ed ha iniziato ad occuparsi di space clearing negli anni ’70. Al di là di tutto ciò che è venuto dopo, di tutte le interpretazioni fatte da autori e autrici seguenti, ritengo sia LA fonte del modo in cui il decluttering è stato percepito dal mondo occidentale.

Così, mentre procedo a fare ordine [fisico e mentale] nella mia casa e nella vita, a  buttare il vecchiume e l’inutile nella spazzatura, seguo il primo dei suoi consigli:
butto giù sul quadernetto del mio recente percorso spirituale (cosa che è molto più produttiva rispetto allo star lì a soffrire per qualcosa che non è stato) la lista delle mie cinque priorità nella vita.
No, non ti dirò qui quali sono, ma ti invito a fare lo stesso.
Nel frattempo fai un giro per casa e identifica le zone a rischio cianfrusaglia.
Inizia a buttar via roba, un angolo per volta, dieci minuti al giorno.

Posso dirti che io mi sento già meglio, e sto pure recuperando un po’ di chiarezza mentale.

 

 

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