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I figli sono figli per sempre [non e’ una frase fatta]

Arrivi ai 5 anni dei tuoi figli e pensi di esserne fuori: sei uscito dal tunnel e non ti sembra vero.
A sei anni in genere tua figlia si veste da sola, mangia a tavola senza pastrocchiare troppo, sa stare da sola in giardino senza mettere in pericolo la sua incolumità, sa fare da sola i compiti di scuola. 
Nel nostro caso, ha superato alla grande il trasferimento in un altro paese, l’adattamento ad un ambiente diverso ed il cambio linguistico.
Oh, yeah. La luce. Il tuo scricciolo è finalmente autonomo, il grosso è dietro le spalle. 
Cosi’ tu, mamma soddisfatta e sollevata, pensi – erroneamente – “ecco, adesso posso dedicarmi a me stessa”.

Neanche per idea. E’ pura illusione.

I figli sono figli per sempre, mica finché son piccoli e basta.

Capita infatti che, quando meno te lo aspetti, cogli qualcosa che fino a quel momento ti era sfuggito:
una sfumatura, un comportamento, una parola inaspettata che ti svelano improvvisamente un mondo. E capisci che quella quotidianità che ti sembrava rassicurante, quella routine che ti costringe ad andare di corsa e spesso con il pilota automatico inserito, nasconde in realtà un tranello: la tua distrazione. La maternità non ti permette di distrarti.

Puoi avere mille impegni di lavoro, fare le acrobazie per portare i tuoi figli a nuoto, ginnastica, catechismo, inglese e quant’altro, correre dietro al tempo in ogni modo, ma tu, mamma, devi rimanere sintonizzata. Perché tu conosci i tuoi figli meglio di chiunque altro, e perché solo tu puoi riuscire ad ascoltare i loro silenzi, prendere in mano la situazione e trovare soluzioni ai loro piccoli problemi. E i piccoli problemi ci sono sempre, mentre un bambino cresce e sviluppa la propria personalità. Non basta dargli amore. Non basta averlo sostenuto nell’apprendimento delle funzioni fondamentali (gattonare, camminare, parlare, usare prima il vasino e poi il gabinetto, non fare cose pericolose, socializzare, non dire parolacce, scrivere e leggere, eccetera). E non finisce tutto con l’era del pannolino selvaggio, no: anche l’età scolare ha i suoi ostacoli. Anzi, forse è proprio lí che inizia la parte impegnativa dell’essere mamma.
E tu cresci insieme a loro.A questo punto non voglio nemmeno sapere come sarà l’adolescenza. Non ditemelo, per favore. 
Tanto lo scopriró da sola.

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Post scriptum per i genitori di figli bi-tri-quadrilingui [dato che sono reduce dal primo colloquio con la maestra della scuola svizzera]: 
Sappiate che quattro lingue sono troppe, per un bambino. Quattro lingue imparate alla perfezione, intendo. E soprattutto se le altre due le impara a posteriori. Ce la puó fare, certo, ma è importante, all’inizio dell’età scolare, che approfondisca almeno una lingua principale (parlata, scritta, letta), che poi è quella della scolarizzazione.
Ed ho la sensazione che non sia soltanto una questione linguistica, ma di sviluppo equilibrato in ogni senso.
 
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2 Comments
  • L'angolo di me stessa

    16 Febbraio 2015 at 14:53 Rispondi

    Aiuto il tuo ps mi mette un po’ in affanno e anche tutto il resto per la verità…

    • Mammadesign

      16 Febbraio 2015 at 16:14 Rispondi

      Il PS mi sa che e’ il minimo… :/
      Ho dimenticato di dire che e’ bellissimo, in ogni caso. 😉

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