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Post per Rory, in risposta a “mamme alla ricerca di ….” (lavoro, ovviamente!)

Immagine tratta dal web


Approfitto di un commento di Rory sul mio blog (qui) per affrontare un argomento che tocca un po’ tutte le mamme, in particolare quelle che, libere professioniste come me, non hanno avuto la fortuna (per scelta, per caso, o semplicemente perche’ diventa sempre piu’ comune il precariato) di avere un contratto di lavoro serio che le tutelasse in caso di gravidanza, desiderata o indesiderata.
La mia gravidanza (cioe’, la nostra, perche’, anche se la gravidanza e’ un fenomeno che riguarda soltanto la donna, i bambini da che mondo e’ mondo si fanno in due!) e’ stata desiderata, anche se un po’ inaspettata. Racconto la mia storia perche’ riguarda un po’ tutte le donne, anche se normalmente sono piuttosto reticente a parlare di cose troppo personali. Questo e’ un argomento, pero’, del quale ritengo sia importante discutere, perche’ come la mia e’ la storia di tante altre mamme, italiane e non, che faticano a rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternita’ e con una famiglia al seguito.






Sono arrivata in Inghilterra in agosto, poco tempo dopo essermi sposata con Macro. Avevo da poco lasciato lo studio con cui collaboravo da libera professionista, il secondo in ordine di tempo ( ed in entrambi andavo in studio tutti i giorni in realta’, senza contratto, come molti giovani architetti italiani, ma di fatto a tempo pieno). Da qualche tempo pero’ avevo anche qualche lavoretto in proprio, che cercavo di concludere la sera, in pausa pranzo, o il weekend, mentre Macro veniva su e giu’ dalla Germania e nelle nostre pause dal lavoro (anche lui era stressato, perche’ gli stava per scadere il contratto di ricerca che aveva, non piu’ rinnovabile peraltro) organizzavamo il nostro matrimonio. Che anno impegnativo! 
Tra l’altro, tornando al tema “precariato degli architetti” (scusate la nota di redazione, ma mi viene in mente l’ironico titolo di un prossimo corso dell’Ordine degli architetti di Milano chiamato “Fare l’architetto, nonostante tutto”!), devo dire che l’ultimo architetto con cui ho collaborato e’ sempre stato molto corretto con me, tanto che non ho mai avuto problemi a prendermi una mattinata o un pomeriggio libero. Purtroppo e’ una situazione generalizzata quella degli architetti italiani che lavorano con “contratti a progetto” quando va bene e senza alcun tipo di contratto se va male, ma solo con accordi verbali che, se hai la fortuna di incontrare persone normali e corrette puo’ pure funzionare, altrimenti si va incontro ad abusi di potere che rischiano di gettare il giovane architetto inesperto in un tunnel senza fine. Va bene finche’ e’ “gavetta”, ma poi basta.
Insomma, dicevo che sono arrivata in Inghilterra che avevo ancora aperti alcuni lavori in proprio in Italia. L’intenzione era quella di concluderli, non accettarne di nuovi, e cercare un lavoro da dipendente (VERA!) in Inghilterra (per stare con Macro, logicamente!). Ho fatto un po’ su e giu’ quindi, all’inizio. Era ancora un periodo d’oro per l’architettura, a Londra, prima della crisi economica mondiale. Se non che, mentre aggiornavo il mio book per decidermi a mandare in giro i curriculum fatidici, vedo il pallino rosa sullo stick del test di gravidanza. Una sorpresa assoluta! All’inizio non ci credevo, l’ho dovuto ripetere la seconda volta per essere sicura di non essermi sbagliata. 
– Sai, questi test sono affidabilissimi, non sbagliano mai! – mi sono sentita dire da una cara amica al sesto mese del secondo figlio. OK. Capito. Posso svenire con tranquillita’.
Non sono una mamma giovanissima, per questo pensavo che ci avremmo messo un po’ piu’ di tempo a concepire, invece…. dopo nemmeno un mese ero gia’ incinta!
Addio lavoro con contratto, almeno per un po’. Addio vivacissima Londra che volevamo goderci un po’ da giovane coppia senza figli. Addio speranze di divertimenti senza problemi economici.
Va bene lo stesso. Felicissima della notizia, ho concluso i miei lavori in Italia, prendendo aerei come fossero autobus (quando riuscivo a stare in piedi, almeno, dato che ho sofferto maledettamente di nausee i primi mesi, e con qualche spiacevole episodio nei bagni degli aereoporti….!), e portando fiera e tenace il mio pancione alle riunioni di lavoro e in cantiere.
Micro e’ nata in Italia in giugno, un mese perfetto, perche’ vicino all’estate, e siamo rimasti tutti e tre insieme li’, tra Firenze e la casa del mare (che ancora avevamo) per i due mesi successivi. Avevo finito tutti i lavori in marzo, e dunque ho potuto approfittare pienamente della mia maternita’ da “libera professionista”. Poi, in agosto, siamo tornati in Inghilterra, nella dolce casetta vittoriana che avevamo preso in affitto (cioe’, io e Micro abbiamo continuato a fare su e giu’, tanto che lei ha perfino preso il “battesimo dell’aria”, un attestato firmato dal comandante del primo aereo su cui ha volato!). Ed ho avuto la grande grande grande fortuna di godermi pienamente tutto il primo anno della mia piccola pulce. Da qualche tempo sono di nuovo una “mamma alla ricerca” di un lavoro che possibilmente sia quello per cui ha studiato, perche’ qui in Inghilterra, per ora, non me la sento di iniziare un’attivita’ professionale in proprio, senza conoscere il mercato ed il modo di lavorare inglese. Solo che trovare un posto part-time, come lo vorrei, e con la concorrenza spietata che c’e’ in questo periodo post-crisi, e’ proprio una cosa pressoche’ impossibile nel mio campo. E d’altronde amo troppo il mio lavoro per poter fare qualunque altra cosa. Oltretutto, e’ l’unica cosa che so fare! Cos’altro posso cercare? 
Cosi’ scrivo, nel frattempo, cosa che ho sempre fatto, anche in passato. E da li’ l’idea di questo blog, che e’ nato dal nulla poco tempo fa e che mi sta aiutando a ritrovare me stessa. Perche’ una donna che non lavora, spesso e’ considerata una nullita’ nella societa’ odierna. Pero’ paradossalmente, nessuno ha il coraggio di prendersi in ditta una madre di famiglia. 
Al contrario, una “mamma in cerca di”, anche se sfavorita dal mercato del lavoro, e’ una che qualcosa, comunque, cerca di inventarselo.
Intanto sono una freelance: e’ gia’ qualcosa.
E se qualcuno vuole il mio curriculum, di assoluto rispetto nonostante la mammita’, non ha che da chiederlo a: mammachecasa@gmail.com
E con questo post faccio i miei auguri a Rory e a tutte le “mamme in cerca di…”, con la speranza che il mondo non releghi la maternita’ in secondo piano lasciando i posti migliori a qualcuno che magari ha piu’ tempo a disposizione, certo, ma non e’ detto che sia migliore o piu’ efficiente. Anzi, spesso la flessibilita’ fisica e mentale, la capacita’ di organizzazione, l’efficienza e la produttivita’ agile che impariamo grazie proprio alla maternita’ puo’ essere per noi e per i nostri futuri datori di lavoro una marcia in piu’. Come hanno gia’ capito nei paesi del Nord Europa (vedi Svezia, Danimarca, Norvegia), e come faticano a fare in tanti altri….


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13 Comments
  • rossella

    16 Marzo 2011 at 22:59 Rispondi

    purtroppo essere mamma e lavorare SOPRATTUTTO QUA IN ITALIA ( ma da quello che dici sembra sia sia un pò capovolto tutto) non è permesso….essere architetti poi…….UN PROBLEMA!
    l’ultima collaborazione ahimè conclusasi poco fa è stata chiusa dicendo: ci sei PER TROPPO POCO TEMPO….FAI LA MAMMA!!!!!!!
    Come se per loro fare la mamma è un contentino al posto di un LAVORO!!!!!!!!!!!!!!
    IO sono fiera di FARER LA MAMMA…SONO FELICE DI ESSERE MAMMA MA…..HO IL DIRITTO DI LAVORARE….HO STUDIATO PER FARE UN LAVORO CHE MI PIACE e non devo e non voglio compararlo a mio figlio……NON DEVO SCEGLIERE……
    SCUSA lo sfogo ma sono anch’io nella stessa barca!

  • Rory

    17 Marzo 2011 at 1:09 Rispondi

    Io ti ringrazio di cuore e devo dirti che questo è un tema che scotta non poco anche qui in Italia. Aggiungo che “una mamma che non lavora” può essere considerata “una nullità” anche in casa sua, o quantomeno può dare adito a recriminazioni…
    Forse ci farò anch’io un post sulle “mamme in cerca di”…:-)

  • Mammadesign

    17 Marzo 2011 at 1:43 Rispondi

    Non vedo cosa ci sia di male!
    Lo aspettiamo, allora….
    A presto 🙂

  • Solidea

    17 Marzo 2011 at 5:46 Rispondi

    Ciao Mammachecasa… sono nuova sul tuo blog, ti seguo dall’america… anche io sono italiana nostalgica della madre patria, della mia citta’ natale, Isernia e di quella adottiva (dove ho studiato) Siena.
    anche io sono una mamma (di una bimba di 10 mesi bi-lingue si spera!)che dopo aver lasciato la ricerca… per fare la mamma ha crisi d’identita’ e un pochino di voglia di tornare alla ricerca. sono una Politologa… ho finito i miei studi di dottorato di ricerca nel 2009 ma nel 2010 e’ nata annajoyce e cosi la mia carriera non voglio dire che ha subito una battuta d’arresto ma una bella frenata si, per seguire un marito ricercatore e americano … e cosi’ mi ritrovo a fare la mamma a tempo pieno e l’interprete a chiamata… oggi in macchina addirittura pensavo di voler tornare all’universita’ e studiare psicologia per diventare psicologa…ma… ne avessi il tempo!!!
    la situazione mamme al lavoro, anche qui e’ la stessa… sei mamma non ti vogliono e se ti prendono ti tocca pagare l’asilo nido che costa di piu’ di quel che guadaneresti… per cui…

    @ Rory anche io spesso discuto molto con mio marito che a volte mi fa delle sparate tipo: Tu stai a casa tutto il giorno beata te!!! e io vabbeh il c…o resta tu a casa a lavare stirare pulire cucinare e a prenderti cura della piccola… 24 ore al giorno 7 giorni su 7 e io vado a lavorare 8 ore al giorno per 5 gg a settimana e poi ne riparliamo!!!

  • rossella

    17 Marzo 2011 at 9:13 Rispondi

    @solidea. aggiungerei…oltre a lavare stirare…bambino eccc……anche a doversi raffrontare cn le crisi di identità…del tipo…..ho una bella familia…un bel figlio ma perchè solamente per il fatto che sono fuori casa ( napoli- Genova) non mi posso permettere di lavorare nn avendo chi mi aiuta col bambino se non baby sitter che si fanno pagare alle stelle….o asili nido che sembrano suite d’alberghi???
    Si perchè qui c’è anche il comunale…MA CHI RIESCE AD ENTRARCI?!!!!!!!!!!!!!??????????

  • mammamammina71

    17 Marzo 2011 at 9:27 Rispondi

    Ciao. Quando è nata la mia piccola io ero libraia. La poverina ha iniziato a venire con me in negozio che aveva solo 26 giorni. Purtroppo 2 anni fa ho dovuto chiudere la mia attività a causa di questa crisi che sta sterminando tutti, soprattutto i piccoli negozietti. Da allora ho mandato un mare di curriculum e fatto un sacco di colloqui. Niente, non c’è verso. Sei mamma? Lascia stare, gira al largo, verboten. Pensavo fosse solo una situazione dell’Italia, paese vecchio che non riesce a capire l’importanza di investire nei giovani, nei bambini e nelle mamme. Invece mi rattristo scoprendo che è così anche in giro per il mondo. Un abbraccio e un augurio che tu possa fare il lavoro che ami.

  • Mammadesign

    17 Marzo 2011 at 17:37 Rispondi

    Ciao Solidea, ciao Mammamammina71!
    Grazie per aver raccontato la vostra storia, mi fa sentire meno sola!
    E sicuramente fa sentire meno sole anche tutte le altre mamme che mi leggono e che magari non hanno voglia di raccontarsi….!
    Non c’e’ motivo di tacere certe situazioni molto molto comuni alle mamme e neomamme. Questo e’ uno spazio per tutte, anche e soprattutto per voi.

  • Sara

    17 Marzo 2011 at 22:46 Rispondi

    Grazie, grazie di cuore per questo post e per questi commenti. In questi giorni in cui le gioie della maternità si scontrano con le nubi lavorative, leggervi mi ha fatto sentire meno sola. Anzi, perché non facciamo tutte quante un post di mamme in cerca?
    La mia storia: redattrice free lance per case editrici, dal 2002 (l’anno successivo alla laurea) al 2006. Amavo quel lavoro, ma ero davvero sfruttata: lavoravo più o meno 15 ore al giorno (non sto scherzando, più o meno la mia giornata iniziava alle 6 e si concludeva all’1 di notte) e arrivavo sì e no a 1000 euro al mese. Poi, distrutta, demotivata, ho mollato l’editoria: ho iniziato a insegnare e mi sono abilitata. Ma ora, qui in Italia, con tutti i tagli all’insegnamento la situazione è nera, veramente nera.
    Io sono ancora fortunata perché, pur essendo precaria, ho avuto un contratto a tempo determinato che ha coperto la maternità. Ma poi? A settembre, cosa farò? Ho ripreso alcune collaborazioni editoriali, ma sono molto sporadiche e non posso vivere con quello. Ho tanti progetti, amo scrivere e mi piacerebbe dare vita a un progetto tutto mio, come laboratori di scrittura per bambini.
    Non so se a voi capita, ma io, a furia di essere precaria, non so neppure se un posto fisso lo voglio davvero, o forse non so neppure cosa voglio fare davvero. Mi mettono in crisi le persone che mi chiedono: che lavoro fai?
    Mio figlio mi sta dando moltissime ispirazioni e mi sta facendo trovare risorse creative inaspettate: metterle in ordine, però, tocca a me. A volte ho paura, a volte mi dico: 33 anni e ancora non so cosa farò da grande… che tristezza. Ma potermi confrontare con le vostre storie, mi dà coraggio. Grazie!

  • Rory

    17 Marzo 2011 at 22:59 Rispondi

    @ Sara: ti consola un pò sapere che io ne ho 41 e mi faccio spesso la stessa domanda?? 🙂

  • Mammadesign

    18 Marzo 2011 at 0:14 Rispondi

    Beh, ragazze, io vado per i 41 proprio questo mese, il 24 per l’esattezza, ovvero tra una settimana esatta. E mi chiedo come ci sono arrivata….
    So solo che sto molto meglio rispetto a 10 anni fa, quando ho iniziato la gavetta e non guadagnavo un piffero ma avevo troppa voglia di farmi la mia vita…. e se il lavoro ce lo dobbiamo inventare, ce lo inventeremo!
    Insistete comunque, anche se lavorare a tempo pieno e’ difficile, sono profondamente convinta che, per quanto difficile con i nostri impegni quotidiani, quando i bimbi saranno grandi non ce ne pentiremo!
    Anche io vado nel pallone quando penso che nel mio lavoro e; qusi impossibile un part-time, e mi dico che non so se ho proprio voglia di ricominciare a fare le ore piccole con il resto degli impegni che ho adesso…. La voglia forse non c’e’, ma il rischio di rimanere a casa per sempre si, quindi… FORZA! In bocca al lupo a tutte!

  • Sara

    18 Marzo 2011 at 8:25 Rispondi

    Sì, hai riassunto tutti i vari sentimenti contrastanti che si affollano in me, in questo momento. Quando mi riprendo dalla mia nube di pessimismo, cerco di volgere la cosa in positivo e di pensare che forse questo precariato può essere una fonte di crescita, di messa in moto di nuove idee. Il fatto è che sono ancora ancorata alla vecchia idea del posto fisso, ma dovrei rendermi conto che questo non esiste più. E allora dovrei fare qualcosa per me stessa.
    Ho 33 anni e lavoro da quasi 12, perché lavoravo anche durante l’università; a volte è dura, durissima perché penso che tra 10 anni magari sarò ancora qui a chiedermi cosa fare. Poi ci si mettono anche quelli che mi dicono: “Sei troppo vecchia per cambiare ancora “. O chi mi ricorda che “non ho ancora una sistemazione”… Certo non è colpa mia se non ho una sistemazione, ho sempre lavorato moltissimo! Boh, sai cosa ti dico? Che la mia idea dei progetti per bambini non la mollo e qualcosa mi inventerò. ma che bel post, grazie!!! Buona giornata e un abbraccio

  • Home and Things

    29 Marzo 2011 at 8:00 Rispondi

    intanto grazie per essere passata da me..ricambio subito perchè sono qui da una buona mezzora che leggo i tuoi post e mi piacciono moltissimo..questo del lavoro in particolare lo sento vicinissimo…non sono ancora mamma, ma lo vorrei tanto diventare, con una sola paura, per non dire certezza, che appena lo sarò perderò il mio lavooro!!! che ingiustizia!!!! un bacio e a presto gabry

  • Rory

    5 Aprile 2011 at 1:04 Rispondi

    Ci ho messo un pò a scriverlo perchè questo argomento mi tocca da vicino, in questo momento, ma, come promesso, ho scritto anch’io la mia esperienza nel mondo del lavoro. La tua è una bella idea: spero che anche altre mamme vogliano raccontare la loro esperienza.
    Grazie e a presto.

    Ecco il mio post:

    http://mammanonbasta.blogspot.com/2011/04/mamme-in-cerca-di.html

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